Da ulteriori analisi della seconda foto del "buco
marziano", tramite complessi calcoli trigonometrici è stato
possibile fare una stima più precisa della profondità
minima del buco (che comunque nella parte in ombra potrebbe scendere
ancora piu' in profondità): la profondità stimata attuale
è di circa 250 metri, a fronte di una larghezza di 160 metri.
Non sembra però trattarsi di un tunnel (come sembrerebbe dal
rapporto tra le due dimensioni), perchè dalla
seconda immagine,
come già fatto notare, sembra di poter dedurre la presenza di
una crosta superficiale e di un allargamento delle pareti al di sotto
di questa crosta, a formare una caverna piuttosto che un tunnel.
Questa figura illustra in dettaglio come è stato possibile dedurre la profondità di 250 metri:
Per comprendere questa immagine, bisogna immaginare di costruirla da zero:
- si tracciano i due rettangoli che rappresentano la crosta superficiale in sezione
- si tracciano le linee inclinate di 17.7 gradi (inclinazione della
telecamera sulla verticale) che partono dagli spigoli dei rettangoli e
vanno "all'infinito" verso il basso a destra, e verso l'alto a sinistra
fino a incontrare la foto
- si disegna una linea analoga che va fino alla linea di separazione luce-ombra nella foto
- dal punto P si traccia una perpendicolare alle linee appena
tracciate: questo corrisponde al "piano visuale" della telecamera,
cioè, in sostanza, al piano della fotografia, che chiamaremo S;
- adesso, attraverso il punto P facciamo passare una linea inclinata di
Beta rispetto all'orizzontale: sarà la rappresentazione dei
raggi solari, prodotti da un sole a Beta gradi di altezza
sull'orizzonte;
- il punto in cui quest'ultima retta interseca quella che parte dalla
linea luce-ombra, ci dà la profondità proprio della linea
di confine luce-ombra, che sarà pari, nella figura, a D. Questa
è quindi la lunghezza che dobbiamo calcolare.
Come facciamo?
Osserviamo innanzitutto che D= L*sin(Beta), e che Beta è noto
(altezza del sole in gradi). Ci serve quindi L. Vediamo che sussiste la
relazione S=L*sin(Gamma), per come abbiamo costruito la figura (S
perpendicolare alle linee tracciate prima). Percio' è anche vero
che L = S/sin(Gamma). Ma quanto vale Gamma?!? Siccome l'inclinazione
della linea tratteggiata piu' grande è la stessa di quella che
parte da P e che forma l'angolo Alfa con la verticale, le due linee
risultano parallele. Quindi la linea trattaggiata grossa forma
anch'essa un angolo Alfa con la verticale (non indicato in figura).
Percio' risulta che Beta+Gamma+Alfa = 90 gradi. Siccome conosciamo Beta
(=Sole) e Alfa (=telecamera), che valgono 49° e 17.7°,
otteniamo che Gamma = 90-49-17.7 = 23.3 gradi.
Percio':
L = S/sin(23.3)
Ma S quanto vale?!?
S è la larghezza della zona d'ombra come appare nella foto, ed
è stimabile intorno a poco piu' di 3/4 dell'ampiezza del
cratere, che è largo 160 metri; quindi S=130m.
L = 130/sin(23.3) = 328m
Abbiamo detto che D = L sin(Beta), percio':
D = 328 * sin(49) = 247 m
D = 247 m
Altre osservazioni
Esame di altri due "buchi"
Quello analizzato in dettaglio in queste note non è l'unico buco
marziano: ne sono stati osservati molti altri; alcuni, a mio avviso,
sono solo crateri molto profondi, perche' sembra di intravedere, dalle
immagini a bassa risoluzione, un classico andamento curvo cella linea
luce-ombra, che fa pensare a un normale cratere a scodella; per molti
di questi "buchi", infatti, succssive riprese in condizioni di luce
diverse hanno confermato questa ipotesi. In
questo blog francese ci sono link a immagini di molti di questi buchi.
C'e' pero' almeno un'immagine, a risoluzione analoga a quella del buco
qui analizzato, che sembra mostrare chiaramente che non si tratta di
semplici crateri, ma di altri buchi motlo profondi:
Dettaglio di
immagine PSP_003317_1975
C'e' pero' una differenza: sembra che le pareti siamo verticali,
anziche' allargarsi man mano che scendono in profondità.
Primo buco
Secondo buco
In mancanza di ulteriori foto, non è possibile spingersi molto
in là con le ipotesi. Si puo' al massimo usare il metodo sopra
descritto per determinare la profondità minima:
L'altezza in gradi del sole, in questa foto, è di
29 gradi (Beta)
L'inclinazione del'osservatore sulla verticale è 3,8 gradi (Alfa)
Se ne deduce un
Gamma = 57.2 gradi
Il diametro del cratere grande è stimabile in 295 metri
(è largo circa 1200 pixel a risoluzione piena, e un pixel
rappresenta circa 25 cm).
Il diametro del cratere piccolo è stimabile in 190 metri. (760 pixel).
Nel cratere grande, l'ombra occupa circa l'80% del diametro, da cui
S = 295*0.8 = 236 metri
Nel cratere piccolo, l'ombra occupa circa il 57% del diametro, da cui
S = 190*0.57 = 108 metri
Applicando la formula di prima nei due casi, si ottiene:
Cratere grande: D = S*sin(Beta)/sin(Gamma) = 236*sin(29)/sin(57.2) =
136 metri
Cratere piccolo: D = S*sin(Beta)/sin(Gamma) = 108*sin(29)/sin(57.2) =
62 metri
Qui è disponibile una semplice applet java
che permette di capire in che misura varia la profondità stimata
di un cratere in base all'incidenza del sole, all'inclinazione
dell'osservatore e dell'ampiezza della zona in ombra.
A proposito della difficoltà nel valutare la profondità
delle "macchie nere" sulla base di foto a bassa risoluzione, questa
composizione di immagini dello STESSO buco a risoluzioni diverse
è molto esplicativa:
Lo "sbuffo di fumo" [edit 9 dicembre 2007]
C'e' un altro dettaglio interessante che si puo' osservare nelle
immagini dfi questo buco; lo si nota meglio in questa immagine della
Themis:
Nelle immagini HiRISE, sebbene piu' definite, risulta meno evidente:
La mia ipotesi (o sarebbe meglio dire "illazione"....) è
che la zona bianca sia la traccia lasciata dai gas vulcanici che
fuoriescono dalla cavità e vengono trasportati via dai venti
dominanti. Un'ipotesi tutta da verificare...
Le "righe" sulle immagini [edit 9 dicembre 2007]
Un'ultima considerazione va fatta in merito alle "misteriose righe"
osservabili nelle immagini se le si ingrandisce molto e si aumenta il
contrasto, la luminosità ecc...: non si tratta della prova, come
alcuni sostengono, che le immagini sono state mainpolate: si tratta
della prova che l'immagine complessiva è ottenuta incollando
insieme una serie di immagini lunghe e strette e non orientate
esattamente nella direzione nord-sud, ma secondo una linea inclinata di
una decina di gradi: è la forma che hanno le immagini "grezze"
("raw") prodotte dalla HiRISE.
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